I Manetti Bros . stanno alla Roma coatta come Woody Allen sta all’ intellighentia ebraica di New York e questo film non lo smentisce . In realtà l’operazione è molto più sofisticata di quanto il racconto della trama lasci intendere. Tre giovanotti della periferia romana squattano per un weekend la villa di un ricco cliente di uno dei tre, con l’ intenzione di organizzare una mega festa e scomparire prima del suo ritorno. In uno scantinato però uno dei tre scopre una ragazza nuda e tenuta prigioniera. In più il padrone di casa, che ha avuto un guasto alla sua costosa auto d’epoca , ritorna molto prima del previsto . Finisce come è ovvio malissimo (e il finale sconsiglia di sgranocchiare pop corn ), ma le cose non sono come sembrano . Cosa differenzia questo film da ogni altro film di genere? Intanto l’ altissima qualità del 3D nativo, il migliore fatto in Italia negli ultimi tempi e alla sua pari con quasi tutte le pellicole hollywoodiane. Poi il gran numero di citazioni filmiche colte da Hitchcock ad Argento . La personalità delle inquadrature. Sembra un horror solo appunto alla fine ma anche lì la sceneggiatura non cade nella banalità del “genere “. Da vedere perché si legge ad ogni livello .